FAQ

Chiedetelo al Vostro notaio

Le domande più frequenti per la gestione, la conservazione, la trasmissione e le tutela del Vostro patrimonio, personale o professionale

Capita molto spesso che chi ha un patrimonio di famiglia o un’impresa o quote di partecipazione sociale abbia dei dubbi su come tutelarli o come garantirne in futuro la stabilità e la continuità.

Una delle fasi più delicate nel ciclo di vita di un’azienda è, senza dubbio, il passaggio generazionale. In questa pagina rispondo a quelli che sono stati i dubbi più frequenti dei miei clienti e che con molta probabilità sono anche i Vostri. Insieme vedremo:

Mi piace pensare ai notai come a degli esperti legali con una doppia natura: quella di pubblico ufficiale e quella di libero professionista. Per questo motivo si dice spesso e correttamente, che il notaio è “dalla tua parte, sopra le parti”.

 

La funzione principale di un notaio è quella di:

  • garantire la validità e la legalità di tutti gli atti che stipula
  • tutelare le persone dai rischi che potrebbero derivare, ad esempio, dalla compravendita di una casa, dalla costituzione o dalla trasmissione di una società o da una successione, legittima o testamentaria

 

Il notaio ha una “funzione antiprocessuale”: evita che possiate litigare e avere problemi, perché li risolve sul nascere.

Del resto, in un’eventuale sede processuale, gli atti notarili hanno data certa, valgono come titolo esecutivo (per poter eseguire rapidamente gli obblighi assunti) e hanno l’efficacia di prova privilegiata.

 

Oltre e accanto alla stipulazione degli atti notarili c’è un’altra funzione molto importante: quella della consulenza.

Il ruolo principale di un notaio – quindi il mio – è quello di accompagnare e consigliare le persone nelle fasi più importanti della loro vita (mutuo, acquisto della prima casa, creazione o trasmissione di una società o di un patrimonio…), così che possano trovare le soluzioni più adatte a soddisfare le loro esigenze, sia personali che professionali, senza incorrere in rischi.

Per impresa familiare s’intende, in questa pagina e in generale, quella il cui capitale e le cui decisioni strategiche e di “governance” spettano ad una o poche famiglie legate tra loro da rapporti di parentela, stretta affinità o solide alleanze, molto diffusa in Italia. Può essere tale dunque anche la società di considerevoli dimensioni.

 

Il codice civile invece usa la stessa espressione (negli artt. 230-bis e 230-ter) in un’altra accezione, ossia per la disciplina di tutela del collaboratore familiare o convivente di fatto dell’impresa individuale.

La donazione e il patto di famiglia sono due strumenti con cui l’imprenditore, consapevole e previdente, può programmare per tempo il suo passaggio generazionale e decidere di trasferire la sua azienda ad uno o più discendenti.

 

La grande differenza tra due istituti è che la donazione incontra il limite della quota di legittima, il patto di famiglia no.

Mi spiego meglio. Se con l’atto di donazione l’imprenditore ha leso – anche involontariamente – i diritti dei suoi eredi (coniuge, figli o discendenti dei figli), questi potranno esercitare in giudizio l’azione di riduzione e chiedere la quota di eredità che per legge gli spetta.

 

In caso di aziende, il rischio di questa lesione (e quindi di liti ereditarie future) è elevato perché il valore di un’impresa può variare nel tempo, anche sensibilmente. La quota di legittima va però calcolata in base al patrimonio del defunto valutato al tempo della sua morte.

 

Fino ad allora, se l’azienda dovesse valere molto di più o molto meno (rispetto al tempo della donazione), tutta la pianificazione del passaggio generazionale rischia di “saltare” e la stessa azienda rischia di disgregarsi sotto la mannaia della lite ereditaria, lunga e costosa.

 

Ciò che invece viene stabilito con il patto di famiglia non può più essere messo in discussione e contestato dopo la morte dell’imprenditore.

Potremmo quindi dire che nel patto di famiglia prevale la tutela dell’azienda, mentre nella donazione prevale la tutela dei diritti dei legittimari, ossia dei membri della famiglia che hanno diritto a una quota del patrimonio.

L’unico che può aiutarVi nella scelta dello strumento più adatto per trasferire la Vostra azienda è il notaio.

 

Personalmente, come specialista nella gestione dei patrimoni cerco sempre di indicare, agli imprenditori che stanno affrontando il delicato momento del passaggio generazionale, una soluzione su misura, maturata dopo un’analisi globale della loro situazione patrimoniale e familiare.

Il patto di famiglia è uno strumento che consente agli imprenditori di trasferire l’azienda ai propri discendenti che si sono dimostrati più idonei ad assicurarne la continuità, rispettando al tempo stesso i diritti ereditari degli altri membri della famiglia e, punto molto importante, evitando che le oscillazioni di valore dell’impresa possano compromettere in futuro la tenuta del passaggio generazionale.

 

I vantaggi che offre il patto di famiglia sono:

  • la possibilità di gestire in maniera strategica il passaggio generazionale
  • evitare litigi in sede di successione ereditaria dell’imprenditore
  • risparmiare sulle imposte di successione e donazione, ipotecarie (per la trascrizione) e catastali

I benefici fiscali si applicano a condizione che i figli o i nipoti a cui è stata trasferita l’azienda si impegnino a proseguirne l’attività per almeno 5 anni.

Nel caso in cui dopo aver stretto il patto di famiglia nasca un nuovo figlio, o subentri un nuovo beneficiario, si procederà alla liquidazione della loro quota di legittima comprensiva degli interessi. Il patto di famiglia rimane ugualmente valido.

Fermo restando che gli altri partecipanti possono anche rinunciare, in tutto o in parte, al loro diritto di essere liquidati, se il beneficiario del patto di famiglia non ha la somma necessaria per soddisfarli abbiamo due possibilità:

 

  • decidere per un pagamento differito, anche rateale, programmando sin d’ora di utilizzare, ad esempio, gli stessi flussi di cassa derivanti dall’esercizio dell’impresa
  • sostituire le somme di denaro con altri beni

 

Ci sono dei casi in cui è lo stesso imprenditore che procede a soddisfare tutti i suoi futuri legittimari, così da non creare tensioni tra i rami della famiglia. Dato che la normativa del patto di famiglia non prevede espressamente tale possibilità, ad oggi questo significa fare una pianificazione più ampia, che includa nel passaggio generazionale anche altri beni dell’imprenditore diversi dall’azienda.

 

Nel caso in cui non sia possibile raggiungere un accordo tra i membri della famiglia, il mio compito come notaio è quello di aiutarVi a trovare una soluzione alternativa al patto di famiglia ugualmente adeguata ed efficace.

Il momento del passaggio generazionale in azienda viene vissuto da molti imprenditori come un evento traumatico, un momento da rimandare il più possibile.

Questa scelta, anche se comprensibile da un punto di vista emotivo, non è quella migliore per tutelare il futuro dell’azienda. In Italia sono proprio le problematiche legate al passaggio generazionale la causa principale della fine delle imprese.

 

Seguendo i giusti consigli si scoprirà, incredibile ma vero, che il nostro Paese, pur avendo una pesante imposizione fiscale per le imposte dirette, è una sorta di paradiso fiscale in questa materia!

 

La pianificazione preventiva dà la possibilità all’imprenditore di trovare la soluzione più adatta alle sue esigenze e di verificarne anche la corretta applicazione, evitando che l’azienda, ossia la sua “creatura”, fatta crescere con tanti sacrifici personali, possa disgregarsi per liti future ed anzi avvalendosi di un giusto, consistente risparmio fiscale.

Il momento giusto di rivolgersi a un notaio è “prima”. Prima dell’inizio delle trattative e di firmare qualsiasi proposta di acquisto, se volete acquistare la prima casa; prima di inserire delle clausole standard nel vostro atto costitutivo, se volete dar vita a una società; prima dell’arrivo del passaggio generazionale, se volete tutelare il vostro patrimonio dal rischio di un indebitamento eccessivo o da quello professionale.

 

La risposta è “prima”, quando ancora c’è tutto il tempo di procedere con una pianificazione preventiva ed evitare rischi.

Una volta che il problema si è manifestato, invece, l’unica cosa da fare è correre ai ripari e cercare di subire il minor danno possibile.

Nel caso in cui manchi il testamento, la legge ci indica chi erediterà il patrimonio.

Se non è stato fatto testamento il patrimonio passerà agli eredi legittimi: il coniuge, i figli e i parenti più stretti, fino ad arrivare allo Stato.

Se nel patrimonio è compresa un’azienda, vi succederanno nella gestione tutti gli eredi e tutti avranno gli stessi poteri, col conseguente rischio di “blocco” e di disgregazione aziendale.

 

Si pensi al caso in cui anche il coniuge superstite erediti una quota dell’azienda, per poi ritrasferirla a sua volta ai figli in vista del suo passaggio generazionale. Né potrebbe rinunciare all’eredità, perché così rinuncerebbe a tutto. Questo significa sicuramente sostenere maggiori costi, anche perché gli eredi dovranno procedere alla successiva e costosa divisione dell’azienda e degli altri beni dell’eredità, correndo anche il rischio che non trovino un accordo. D’altra parte, nel frattempo, chi la gestirà e soprattutto con quale stato d’animo?

 

Tutti i genitori scommettono sul fatto che i loro figli troveranno un accordo, la realtà che si vede nei Tribunali è ben diversa… Ben poche sono le piccole e medie aziende che, in Italia, superano lo scoglio del passaggio generazionale, che, se adeguatamente pianificato, potrebbe rivelarsi un’opportunità, anche di risparmio fiscale.

Sì, se con l’azienda si ereditano anche beni immobili, siano essi aziendali o meno. In mancanza di immobili intestati al defunto, compreso il caso in cui questi siano intestati ad una società, la denuncia di successione resta obbligatoria in due casi:

 

  • se l’attivo ereditario supera i centomila euro
  • oppure se tra gli eredi ci sono soggetti diversi dal coniuge e dai discendenti del defunto

In altri termini si è esonerati dal presentarla solo se, contemporaneamente, l’eredità non comprende immobili, è devoluta al coniuge e/o ai parenti in linea retta del defunto e l’attivo ereditario non superi i centomila euro. Se manca anche uno solo di questi requisiti, la denuncia di successione va invece compilata ed inviata telematicamente.

 

La presentazione della dichiarazione di successione deve essere fatta entro 12 mesi dalla data di apertura della successione.

È fondamentale affidarsi ad un professionista competente in questa materia, che possa risolvere tutte le possibili problematiche catastali ma anche di accettazione beneficiata, rinuncia, interpretazione del testamento, applicazione di agevolazioni e ricerca della titolarità degli immobili.

La materia successoria è complessa e purtroppo molti “si improvvisano”, dando all’erede l’illusione di risparmiare ed esponendolo a costi, rischi e problemi futuri.

Molto spesso mi è capitato di vedere richieste di agevolazioni poco meditate, si pensi a chi chiede le agevolazioni sulla prima casa per immobili che poi venderà nei successivi 5 anni, incorrendo nella decadenza, oppure di vedere denunce di successione in cui venivano meramente riportate le risultanze catastali, senza ulteriori approfondimenti.

 

Al contrario, nel mio studio le denunce di successione vengono trattate come se fossero delle compravendite immobiliari, compiendo tutti gli atti necessari per approfondire le visure catastali e i titoli di provenienza degli immobili, così da accorgersi subito di eventuali errori catastali pregressi ed evitare agli eredi il pagamento di costi ulteriori ed “amplificati” di rettifica. In questa materia, infatti, ogni problema non risolto subito è un problema che si perpetua e si amplifica.

Quando sentiamo parlare di “agevolazioni sulla prima casa” si pensa subito a una giovane coppia che acquista una casa per realizzare il suo sogno. Oppure si pensa che non bisogna aver mai avuto altre case o che bisogna necessariamente vivere proprio in quell’abitazione per usufruirne.

 

Esistono invece dei benefici anche quando si diventa proprietari di un immobile con una successione ereditaria e non con una compravendita, così come si possono richiedere le agevolazioni sulla prima casa anche quando si possiedono già altre case o si continua a vivere in un altro immobile; il tutto va valutato in base alle circostanze del singolo caso di specie, che va adeguatamente analizzato.

 

In ambito ereditario le agevolazioni riguardano le imposte ipotecarie (per la trascrizione) e catastali, che ammonteranno a un importo fisso.

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