Come trasmettere la ricchezza familiare senza compromettere il futuro dell’impresa
“Una delle fasi più critiche del ciclo di vita e di evoluzione di un’azienda è il passaggio generazionale.”
Le imprese familiari sono una fonte di grandi soddisfazioni per i membri che ne fanno parte e allo stesso tempo anche una fonte di grandi problemi. Soprattutto quando passano gli anni e per l’imprenditore si avvicina il momento di individuare un successore in grado di prendere il controllo dell’azienda e garantirne la continuità e la competitività nel tempo.
Il rischio che si corre se le cose non vengono fatte nel modo giusto – e sotto la guida di un notaio esperto nella trasmissione e conservazione dei patrimoni familiari – è quello di veder dissipato in poco tempo il patrimonio familiare e l’azienda, la stessa azienda fondata con impegno e sacrifici, trasformarsi in una fonte di litigi e dissapori invece che in una fonte di ricchezza.
Tutelare il futuro delle imprese familiari e rendere il momento del passaggio generazionale meno difficile e traumatico è la funzione principale del patto di famiglia, un accordo stretto da tutti i membri della famiglia al fine di garantire la continuità dell’impresa, stabilire le regole per il suo funzionamento e proteggere il patrimonio familiare dalle possibili conseguenze negative derivanti da scomode liti familiari sorte in sede di divisione ereditaria.
I principali vantaggi offerti dal patto di famiglia
Il patto di famiglia, quando ben utilizzato, è uno degli strumenti più efficaci per tutelare le aziende familiari dalle incertezze del futuro e garantire ai suoi membri stabilità e sicurezza sia economica, sia emotiva.
È ormai noto, infatti, che una delle cause maggiori di estinzione delle imprese di famiglia sia proprio il momento del passaggio generazionale e secondo quanto riportano le statistiche solo un’azienda su tre sopravvive alla terza generazione. Non a caso un vecchio detto recita:
“La prima generazione crea, la seconda mantiene, la terza distrugge”
Ecco perché è necessario che il passaggio generazionale avvenga correttamente e sia sempre guidato da un notaio, che, in qualità di consulente esterno all’azienda ed estraneo alle complesse dinamiche familiari, saprà valutare lo strumento giuridico più idoneo per facilitare la successione.
Quando ben ponderato e utilizzato, il patto di famiglia offre numerosi vantaggi per l’imprenditore e la sua famiglia, tra cui:
- dare a tutti i membri della famiglia una visione chiara del futuro dell’azienda e delle azioni necessarie a salvaguardarlo;
- stabilire una chiara identificazione dei ruoli ricoperti da ognuno dei familiari all’interno dell’impresa e limitare quanto più possibile il pericoloso “tutti fanno tutto”;
- consentire ai membri familiari di preparare con la giusta calma il passaggio generazionale e ai dipendenti di accettare e conoscere il nuovo successore;
- migliorare la comunicazione tra i membri della famiglia e dare loro la possibilità di affrontare le questioni più delicate in una sede più appropriata e sicura di quella ereditaria.
In più, per i trasferimenti di aziende familiari ai discendenti fatti con il patto di famiglia la legge 296 del 2006 prevede un regime fiscale agevolato, non assoggettabile al pagamento delle imposte di successione, a condizione che il successore, si impegni a continuare l’attività per i successivi 5 anni.
Gli svantaggi legati al patto di famiglia
Trattandosi di un accordo stabilito volontariamente da tutti i membri di una famiglia, è possibile paragonare il patto di famiglia a una sorta di abito su misura, imbastito e cucito sulle loro esigenze e su quelle della loro azienda.
Certamente, la necessità che tutti gli aventi diritto partecipino al patto ne è al contempo un limite, poiché ognuno di loro avrà sostanzialmente un potere di veto.
D’altra parte, proprio il fatto che il valore dell’azienda o delle partecipazioni sociali sia mutevole, per la loro stessa natura dinamica, mentre la determinazione della liquidazione spettante ai legittimari non assegnatari vada effettuata al momento stesso del patto, ne rappresenta la forza e la sua prerogativa di stabilità, ma al contempo può rappresentare un rischio economico per le parti: il discendente assegnatario, ad esempio, a seguito di una crisi del mercato di riferimento, potrebbe essersi impegnato ad erogare un valore rivelatosi eccessivo così come al contrario, i legittimari non assegnatari si vedranno esclusi dagli eventuali futuri incrementi di valore.
Inoltre, si ritiene che debba essere proprio l’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni sociali a liquidare gli altri partecipanti al contratto; non potrà quindi farvi fronte l’attuale titolare imprenditore, se non perdendo i benefici civilistici del patto.
Inoltre: quando l’assegnatario liquiderà i propri fratelli e sorelle, quali saranno la franchigia applicabile e la conseguente tassazione del patto? E poi: la rinuncia alla liquidazione da parte degli altri partecipanti comporta sostanzialmente una donazione indiretta nei riguardi dell’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni sociali? Se sì, con quali conseguenze e quali rimedi? E che succede in caso di sopravvenienza di nuovi legittimari?